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Commento Gennaio 2021

  • Immagine del redattore: Simone Millesimo
    Simone Millesimo
  • 12 gen 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

ALL OR NOTHING

Siamo finalmente giunti alla fine del 2020. Uno degli anni più travagliati della storia dei mercati finanziari, sicuramente il più straordinario in termini di comportamenti estremi registrati. Sono stati 12 mesi di turbolenze e sconvolgimenti e mai come oggi i risultati economici e di mercato sono dipesi da “incognite sconosciute”. Siamo infatti passati attraverso uno dei crolli più profondi e repentini mai visti a cui è seguito un sorprendente rialzo con ritmi di crescita da primato assoluto e livelli di selettività tra i vari mercati, i settori e le singole azioni di caratura straordinaria. Il tutto condizionato da fattori esogeni imprevedibili contrapposti ad interventi delle autorità mai visti in precedenza. Difficile trarre valutazioni e giudizi conclusivi in un frangente così difficilmente ripetibile. Le performance ne riassumono la particolarità. Sull’azionario tutta la parte asiatica dei mercati ne esce vincente, Cina (+27%), Taiwan (+22%) e Korea (+30%) creano un significativo differenziale verso i mercati sviluppati nei quali spicca solo lo S&P500, che nell’anno è salito del 16% perdendo molto però in termini valutari (Dollar index -6.7%), mentre Giappone e Germania si fermano attorno al +4% con Spagna ed Inghilterra molto negative ben oltre il -10% annuo.

Risulta imponente la settorializzazione del mercato dove l’intero comparto tecnologico (+42%) guida il rialzo insieme a Telecomunicazioni (+21%) e Consumi Ciclici (+35%) e genera un differenziale di performance estremo nei confronti dei temi perdenti Energy (-34.5%). Anche sulle materie prime le divergenze sono state molteplici e si riassumono con il -22% del Petrolio ed il +25% dell’oro mentre sul fronte Bond, a parte la volatilità accentuata si registrano risultati positivi su tutti i fronti con, alla fine, un premio per il rischio non competitivo solo per Emergenti ed High Yield. Dopo anni di stasi, il 2020 ha sancito l’emergere di una competizione maggiore anche sul lato valutario con l’Euro pronto ad indicare la nuova tendenza e guidare gli apprezzamenti verso tutte le principali valute (8.9% vs Dollaro, +3.6% vs Yen, +5.6% vs Sterlina).

Il tema dominante sui mercati resta la ripresa post-pandemia. In ottica prospettica, infatti, le dimensioni e la durata della seconda ondata, di una eventuale terza e gli sviluppi del vaccino rimangono elementi esogeni cruciali. In ogni caso anche nella migliore delle situazioni le economie e i mercati restano rinchiusi in un ambiente caratterizzato da un'incertezza fondamentale. Se la fine in vista, della pandemia, può avere conseguenze economiche molto potenti ed in parte già registrate dai rialzi degli scorsi mesi, nell'economia reale i dubbi sulle aspettative di sostegno al reddito di lungo termine ed alla qualità prospettica dei bilanci permane cruciale.

Un elemento resta certo: sarà comunque ancora necessario un considerevole aiuto da parte della politica monetaria e soprattutto fiscale. La grande storia dietro il forte recupero dall’inizio della pandemia è che la risposta politica unitaria è riuscita a cortocircuitare con successo i meccanismi di amplificazione della crisi sostenendo sia l’economia reale che il sistema finanziario. Una combinazione di scelte molto attive delle banche centrali unite ad una generalizzata garanzia degli stati ha facilitato condizioni finanziarie di accesso ai flussi di credito e, congiuntamente, sostenuto il reddito consentendo una forte ripresa della domanda aggregata una volta allentate le restrizioni.

Sono pochi i dubbi circa il mantenimento dell’allentamento monetario che terrà le curve dei rendimenti dei titoli di Stato sicuramente basse e piatte per il prossimo futuro, mentre, la grande scommessa per l'anno prossimo sarà nel campo delle politiche fiscali, chiamate, dopo aver evitato danni permanenti all’economia e ai mercati finanziari, a dare una risposta affermativa alla richiesta di sviluppo della crescita.

Prima della crisi da Covid-19, le economie, dei mercati sviluppati in particolare, soffrivano ancora dei danni a lungo termine derivanti dalla grande crisi finanziaria materializzati sotto forma di crescita lenta della produttività, inflazione costantemente al di sotto dell'obiettivo e redditività molto bassa. Il rischio ora è che, una volta “risolto” il tema pandemia, ci si ritrovi con gli stessi cruciali problemi e in aggiunta la difficile gestione delle conseguenze di uno shock che ha colpito la domanda e l'offerta in modo assolutamente asimmetrico tra i vari settori con le attività nelle industrie più tradizionali e di servizi ad alta intensità di contatto molto più limitate che nelle industrie produttrici di beni o orientate a business più innovativi.

Con questi presupposti il 2021 si candida ad essere un anno di svolta per l'economia e per i mercati: “All or nothing”. Difficilmente potremo attenderci un percorso lineare di crescita e, come spesso accade dopo periodi caratterizzati da alta volatilità, l’alternanza di risultati periodali caratterizzerà con molta probabilità i mesi a venire seppur in un contesto ancora costruttivo.

I mercati finanziari continuano a concentrarsi sul percorso di ripresa economica post-pandemia e la propensione al rischio degli investitori rimane inalterata in quanto supportata dalla fiducia nel sostegno delle autorità monetarie. Allo stato attuale, risulta più opportuno dunque guardare oltre i rischi di breve termine per concentrarsi sulle attese di ripresa finale a lungo termine e per l’inizio dell’anno viene confermato un outlook positivo sugli investimenti azionari, imprescindibili in questa fase come scelta nella ricerca di rendimento. Risulta tuttavia estremamente importante la selettività all’interno dei mercati. Uno dei mercati favoriti rimane la Cina, per la quale i dati sull'attività economica hanno confermato ancora una volta che la crisi globale da CoronaVirus ha causato un grande boom delle esportazioni che supporta agevolmente la crescita dell'occupazione e dovrebbe aiutare i consumi nel sostituire le infrastrutture e gli investimenti immobiliari come motore principale della crescita economica nel 2021. In generale tutta la parte asiatica appare in buona salute ed anche il Giappone sembra aver ritrovato le carte per sovraperformare le altre regioni aiutato principalmente da un atteso piano di stimolo fiscale e dalla partecipazione allo storico accordo commerciale (RCEP) che sancisce difatti una rivoluzione, anche di carattere geopolitico, per i rapporti tra gli Stati dell’Est asiatico, aprendo la strada certamente a nuove e positive prospettive per lo sviluppo economico dell’area.

In tal senso la perdita di potere da parte degli Stati Uniti su quei mercati preoccupa in prospettiva, soprattutto in un momento di cambiamento a livello politico interno non garantendo che gli Usa mantengano il ruolo di leader come finora mostrato. Sul lato Euro, se non nasceranno implicazioni per la sostenibilità del debito sovrano, il percorso di recupero risulta ben impostato e le attese sono di miglioramento anche a livello di competitività, mentre preoccupa maggiormente l'incertezza che circonda l’Inghilterra dopo il post Brexit. A livello settoriale si confermano le scelte a favore dei comparti che già hanno mostrato solidità e resilienza durante la prima fase della pandemia con Tecnologia, Non Ciclici ed Healthcare in primo piano.

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